Pur conservando una mission legata all’esportazione del saper fare del Sud Italia in più di 95 paesi, la Compagnia Mercantile D’Oltremare – CMDO – (con il suo principale brand Ciao il Pomodoro di Napoli) mantiene un forte legame con il territorio.

Quella del pomodoro e del Sud Italia come sua patria d’elezione del resto è una lunga storia d’amore, che affonda le sue radici nei secoli.

Il pomodoro arriva in Italia nel ‘500 e viene impiegato come pianta ornamentale, adottata da tutte le corti italiane.

I suoi frutti erano rotondi e gialli.

Successivamente, nel corso di 300 anni, il pomodoro diventa un frutto commestibile, lungo e rosso, grazie al saper fare dei nostri agricoltori, alla fertilità dei nostri terreni e a qualche fortunato passaggio della selezione darwiniana.

Si arriva ai primi del 900 a Napoli,  dove si produrrà il pomodoro San Marzano: lungo, rosso ed estremamente saporito.

In principio furono le casalinghe a scoprirne le possibilità di conserva per portare l’estate in tavola tutto l’anno .

Sin dall’inizio del XIX secolo le massaie hanno lavorato in maniera artigianale il prodotto con perizia e cura.

Proprio da questa manifattura ha tratto ispirazione il procedimento di conservazione industriale moderno, che Francesco Cirio ha adottato nel ‘900 indicando (e non a caso) in etichetta proprio la dicitura “Pomodoro Napoli”.

Ed è questo passaggio che ci fa capire come il pomodoro pelato sia strettamente legato al procedimento di conserva che lo rende famoso in tutto il mondo e quindi al territorio partenopeo dove tutto ebbe origine.

Proprio per questo il fondatore di CMDO, Lino Cutolo, dal 2014 ha costituito un comitato di cui è presidente, per la tutela del Pomodoro Pelato e il riconoscimento di una IGP (Indicazione Geografica Protetta) da parte dell’Unione Europea, da conferire a questo prodotto unico, facendosi promotore del marchio di tutela.

Perché serve un marchio per tutelare il pomodoro pelato?

L’IGP è un riconoscimento che lega fortemente un prodotto al suo territorio. Il legame può essere di due tipi:

  • quello tra caratteristiche organolettiche di un prodotto e provenienza geografica e
  •  il legame tra un procedimento di trasformazione e la cultura del territorio di provenienza.
Il procedimento di conserva del pomodoro lungo è strettamente connesso alla napoletanità , come abbiamo, visto da più di un secolo, proprio per il legame tra prodotto e metodo di conservazione campano.
Chi compra, reputa cioè, che i Napoletani sappiano lavorare questo prodotto meglio di altri, anche perché Napoli è la patria della pizza e dei maccheroni c’a pummarola ‘ngopp.
La storia iniziata nel 2014 da Lino Cutolo, patron di CMDO, continua nel marzo del 2021 con il Mipaaf – il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – che accetta la richiesta di riconoscimento avanzata dai conservieri campani, aprendo il procedimento per la creazione di una IGP pelato di Napoli, che consente a questo prodotto di essere tutelato e di difendersi dalla concorrenza sui mercati internazionali, laddove con Napoli si identifica tutto il Mezzogiorno.
Si tratta di un’operazione di marketing che protegge il pomodoro pelato da possibili contraffazioni estere, mettendo al sicuro un modo unico di lavorare il pomodoro che dà lustro e tutela all’intero comparto del Sud Italia e della lavorazione agricola di questo prodotto, principe di genuinità.

“Solo portando nel mondo l’unicità del nostro saper fare – conclude Lino Cutolo, fondatore di CMDO – potremo dare nuovo respiro ad un mercato fortemente a rischio flessione, ma che merita tutti gli allori dell’identità che sa conferire solo la tradizione!”

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